Di seguito una breve relazione che riassume quanto è emerso dall’indagine che Agriturist Nazionale ha condotto per misurare l’andamento delle attività agrituristiche nelle festività natalizie. Si ringraziano tutti coloro che hanno risposto al questionario.
Secondo i dati raccolti da Agriturist, ben il 76% dei gestori agrituristici ha lavorato al di sotto delle sue potenzialità nel periodo di riferimento considerato, ossia dal 20 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019.
Il 29% del campione ha venduto un numero di posti letto che oscilla tra -10% e -20% rispetto alle loro potenzialità, il 32% tra -30% e -50% ed il 15% ha venduto meno della metà dei posti letto a disposizione.
Soltanto il 24 % del campione selezionato ha lavorato a pieno regime: ha venduto tanti posti letto quanti ne poteva vendere.
Passando alle differenze di prenotazioni rispetto allo stesso periodo del 2017, il 33% del campione selezionato non ha registrato alcuna variazione.
Il 47% ha registrato un calo delle prenotazioni: il 18% ha registrato un calo fino al 20% rispetto al 2017, il 14% un calo tra il 30% ed il 40% ed il 15% un calo di oltre il 50%.
Tra i motivi principali di questo decremento i gestori agrituristici indicano l’abusivismo e la concorrenza sleale nel 42% dei casi, una generale contrazione della domanda turistica nel 17% dei casi e l’aumento della concorrenza nel 3% dei casi. In definitiva, si può affermare che il 62% dei soggetti intervistati ha riscontrato un decremento di prenotazioni e solo il 38% dei soggetti intervistati ha dichiarato di non aver riscontrato nessun decremento.
Di contro, soltanto il 20% del campione ha registrato un aumento delle prenotazioni rispetto al 2017: il 15 % ha registrato aumenti fino al 40% mentre il restante 5% ha registrato aumenti superiori al 50%. Tra i motivi principali di questo incremento i gestori agrituristici indicano una maggiore visibilità sui siti di prenotazione nel 14% dei casi ed altri motivi, come l’introduzione di un nuovo elemento di differenziazione, una diversa politica di prezzi ed un passaparola positivo, nel 6% dei casi.